Premessa
Da quando le società umane si sono costituite in città-stato, reami, imperi, più di 8. 000 anni fa, non hanno potuto evitare di avere relazioni tra di loro, belliche o pacifiche. Spesso si sono ricercate alleanze tramite legami di sangue e matrimoni, trattati di pace poi di commercio o collaborazioni. Tuttavia, salvo rare eccezioni, erano le armi a decidere del raggruppamento di stati sotto una sola bandiera o la forma della dominazione del vincitore sui territori conquistati. Tra le eccezioni, anche se spesso a soli fini militari, figurano le leghe, cioè associazioni temporanee di due o più stati che si uniscono per il raggiungimento di un fine comune che sia politico, commerciale o militare. La prima fu inventata dai greci: la Lega Peloponnesiaca (560-366 a. C. ), intorno a Sparta per esautorare le tirannidi nelle città greche e lottare contro i persi e contro la rivale Atene. Questo tipo di associazione si diffonderà durante il medioevo e la più famosa fu la Lega Anseatica (1143-1669), alleanza di città del mar Baltico e dell’Europa settentrionale per fine commerciali, politici e culturali. Tuttavia, nessuna di queste conquiste o di questi tipi di alleanze, associazioni, leghe (con l’eccezione dell’Impero Romano e della lega anseatica) è durata più di qualche decina di anni. Un’altra forma di associazione tra stati appare nel tardo medioevo: la confederazione. Una confederazione è un’alleanza revocabile tra Stati sovrani. Il suo potere, limitato e relativo a pochi ambiti, è conferito dai governi, i quali decidono all’unanimità. Tra le più famose figurano la Confederazione Elvetica (1291-1848, quando la confederazione si trasforma in una federazione) o la Confederazione Polacco-Lituana (1569-1795). Numerose furono le Confederazioni di breve duratura durante l’Ottocento, sia in Europa sia in America latina.
La rivoluzione dei Lumi e l’Ottocento (1695-1914)
Furono i Lumi a spingere per un cambiamento dell’organizzazione delle relazioni tra Stati. Lo stato di guerra permanente tra potenze che caratterizzava il continente europeo (e non solo) non rispondeva più ai bisogni dell’economia e al benessere dei popoli. Il primo ad immaginare un modello di repubblica federale fu Charles di Montesquieu, nel suo famoso capolavoro Lo Spirito delle leggi (1748), aprendo così una nuova via di relazioni internazionali. Il pensiero dei lumi non impedirà le guerre, ma nutrirà un vasto dibattito, non ancora chiuso. Produrrà qualche importante risultato come la prima vera federazione, quella degli Stati Uniti di America (1787-1789). Influenzerà il tentativo di organizzazione pacifica dell’Europa del Congresso di Vienna (1814-1815). Il suo “concerto delle nazioni” è basato sull’equilibrio dinamico delle principali potenze europee in modo che nessuna di esse potesse prevalere sulle altre. Tuttavia, l’ordine prerivoluzionario rimaneva quasi immutato, nonostante il vento di libertà che continuava ad animare molti cittadini. Le idee democratiche e rivoluzionarie, diffuse in tutta Europa, condurranno ai moti popolari del 1848-49 in molti paesi, crudelmente repressi. Saranno un fermento per lo sviluppo del comunismo e del socialismo nonché di molti progetti di cambiamento dell’ordine nazionale e internazionale. La prima Internazionale nasce nel 1864 – ispirata dall’augurio finale del Manifesto del Partito comunista (1848) di Marx e Engels: “proletari di tutto il mondo, unitevi!”. L’opposizione tra Karl Marx e Pierre-Joseph Proudhon condurrà l’anarchico francese a proporre nel suo libro Du principe fédératif (1863), una organizzazione internazionale basata sul federalismo e le libertà individuale.
L’idea di creare una federazione di Stati era stata formalizzata da Immanuel Kant nel suo libro Per la pace perpetua (1795). In questo saggio, Kant presenta idee che saranno dibattute e sviluppate durante i due secoli successivi. Scrive: “Lo stato di pace non è uno stato di natura, che al contrario è uno stato di guerra, e quindi lo stato di pace deve essere stabilito”. Quindi per evitare le guerre Kant propone che la costituzione di ogni Stato sia repubblicana e il diritto internazionale fondato sopra una federazione di liberi Stati. Queste idee di pace tra i popoli, di ristrutturazione pacifica e universalista dell’ordine politico europeo, di federazione degli Stati uniti d’Europa, saranno rinforzate dall’impegno intellettuale di grandi personaggi, scrittori, filosofi e politici, come Charles de Saint-Simon, Alexis de Tocqueville o Victor Hugo. In un discorso di grande impatto durante il Congresso internazionale della Pace, a Parigi il 21 agosto 1849, Hugo richiama la necessità di creare un Europa unita, anche se è cosciente che non sarà facile. Il contenuto del suo discorso ispirerà tra le due guerre mondiali del Novecento molti intellettuali federalisti e in primis il barone austro-ungarico Richard Coudenhove-Kalergi, creatore del movimento Pan-Europa, al quale parteciperanno intellettuali come Albert Einstein, Thomas Mann, Sigmund Freud, José Ortega y Gasset, Denis de Rougemont e ispirerà poi politici come Konrad Adenauer, Alcide Di Gasperi, Robert Schuman e Winston Churchill.
Durante l’Ottocento, lo sviluppo economico e le idee internazionaliste permettono la creazione di tante istituzioni internazionali, come le unioni europee delle poste o delle ferrovie (sempre in attività) e accordi di unione monetarie:il Zollverein tra gli stati tedeschi più il ducato di Lussemburgo; l’Unione monetaria Latina, tra Francia, Italia, Svizzera, e Belgio (1865-1927) poi Grecia (dal 1868 in poi), o l’Unione monetaria scandinava tra Danimarca, Svezia, Norvegia e Islanda (1872-1914). Tuttavia, l’Ottocento è anche il secolo della costruzione degli Stati sovrani e dei nazionalismi, quello della concorrenza economica e commerciale, della conquista europea del mondo, di tensioni per la dominazione industriale, della lotta per la costruzione di imperi coloniali. Queste rivalità conducono a la creazione di due blocchi antagonisti: da una parte, la Triplice Intesa, tra Russia, Francia e Regno Unito, dall’altra parte, la Triplice Alleanza tra Germania, Austria-Ungheria e Italia a cui si unirà l’Impero ottomano. L’affermazione dei nazionalismi, l’avidità di stati e Imperi capitalistici, la rivalità tra i due blocchi, il sonnambulismo dei politici, saranno più forti delle idee pacifiche e universaliste, dell’Internazionale socialista e dei sogni di Stati uniti d’Europa. Condurranno inevitabilmente alla Prima guerra mondiale, il primo suicidio collettivo d’Europa.
La creazione della Società delle nazioni e la tentazione federalista (1920-1939)
Per vincere la guerra gli alleati avevano dovuto contare sull’aiuto degli americani. Per assicurarlo, il Presidente Woodrow Wilson aveva presentato, l’8 gennaio 1918, al Congresso la sua visione dell’ordine mondiale seguente la guerra basata su quattordici principi di base. L’ultimo fu: “Dovrà essere creata un’associazione delle nazioni, in virtù di convenzioni formali, allo scopo di promuovere a tutti gli stati, grandi e piccoli indistintamente, mutue garanzie d’indipendenza e di integrità territoriale”. Durante le negoziazioni di pace Wilson farà pesare tutta la sua influenza per la creazione di una tale organizzazione intergovernativa, che prenderà forma nel trattato di pace del 1919 e sarà nominata Società delle Nazioni (SDN). La SDN rappresentò una evoluzione considerevole nelle relazioni internazionali e avrà un ruolo cruciale nella risoluzione dei gravi problemi creati dalla guerra. Tuttavia, il patto iniziale aveva delle lacune che si dimostreranno incolmabili: non aveva poteri coercitivi, né i mezzi né i poteri per eseguire le decisioni più gravi che dovevano essere prese per imporre la pace tra le nazioni. L’affermazione delle sovranità nazionali faceva sì che invece di risolvere i problemi nell’interesse generale, la preoccupazione principale era di preservare gli interessi di ciascuno dei partecipanti.
Intanto, le idee federaliste si sviluppano sotto la spinta di Richard Coudenhove-Kalergi e di molti altri intellettuali, come in Italia Luigi Einaudi che promuove l’idea di federazione europea, o Giovanni Agnelli e Attilio Cabiati che dal 1916 elaborano le idee pubblicate, nel loro libro Federazione europea o Lega delle nazioni?(1918). Alcuni politici porteranno questo messaggio d’unificazione federale dell’Europa alla SDN, suscitando l’adesione di molti altri. Fu il caso del ministro degli affari esteri francese Aristide Briand, un pacifista convinto. Nel 1927Briand e il segretario di Stato americano Frank Kellogg propongono un accordo generale multilaterale: il 27 agosto 1928 il “Trattato generale sulla rinuncia alla guerra come strumento di politica nazionale” sarà firmato a Parigi da 63 paesi tra cui la Germania, l’Italia (da Mussolini) e il Giappone. Non essendo previste sanzioni in caso di violazione, ma solo la riprovazione internazionale, Briand prone all’Assemblea della SDN, il 5 settembre 1929, la creazione di legami federali tra paesi europei. Riceve subito l’appoggio del presidente tedesco Gustav Stresemann. La SDN incarica il governo francese di elaborare un memorandum “Sull’organizzazione di un regime di Unione federale europea” che sarà reso pubblico il 1° maggio 1930. Il suo obiettivo era di creare una “Unione europea” con un “mercato comune”, la convergenza delle economie europee, una unione doganale, il coordinamento dei grandi lavori pubblici, quello delle legislazioni sociali e le istituzioni necessarie per fare funzionare l’accordo. La SDN decide di creare una Commissione di studio per l’Unione europea (1931-1932). Molti elementi metteranno fine a questi lavori: la morte di Briand nel 1932, le conseguenze economiche, sociali e politiche della crisi del 1929 che portano i paesi all’isolazionismo, l’invasione giapponese della Manciuria nel settembre 1931, preambolo dell’espansionismo giapponese in Cina (entrambi i paesi erano membri fondatori della SDN), la presa del potere dei nazional-socialisti in Germania (30 gennaio 1933) e l’inizio del suo riarmo. Il ritorno dei nazionalismi e la debolezza dei poteri della SDN favoriranno l’esplosione del secondo conflitto mondiale.
Federalismo e Resistenza (1939-1945)
Fu questo a rilanciare l’idea d’unificazione federale del continente europeo, nella Resistenza e tra i rifugiati politici in America e in Svizzera, ma anche a creare delle istituzioni internazionali e tra gli alleati (ONU, FMI, Banca Mondiale, GATT) che serviranno alla costruzione europea della seconda meta del secolo. In esilio negli Stati Uniti, Richard Coudenhove-Kalergi prosegue la sua crociata a favore della federazione europea con“l’Unione Paneuropea in esilio”. Nel 1943, organizza a New York il suo quinto Congresso. Winston Churchill comunica il suo desiderio di vedere la creazione di un Consiglio d’Europa. Egli afferma: “Dobbiamo costruire una sorta di Stati Uniti d’Europa. Il primo passo è quello di formare un Consiglio d’Europa. E da questo lavoro urgente, Francia e Germania devono prendere insieme il comando. Quindi vi dico: “Alzati, Europa!”. Il comitato legale del Movimento adotta una dettagliata bozza di Costituzione degli Stati Uniti d’Europa nel marzo 1944. Nei paesi occupati dai nazisti, soprattutto in Francia e in Italia, molti movimenti di resistenza vagheggiano un federalismo europeo dopo la guerra. Nonostante le loro differenze ideologiche, sono tutti convinti che possa essere una sorta di rimedio agli eccessi dell’egoismo nazionale che è appassito come “nazionalismo”, incapace per natura di accettare la democrazia e lo spirito di solidarietà. La convergenza di queste idee generali nello stesso momento è stupefacente visto che i protagonisti erano isolati gli uni dagli altri, in prigione, nella Resistenza o in esilio. Così, tra i numerosi testi a vocazione federalista il famoso Manifesto di Ventotene, uno dei più importanti per il movimento federalista, è scritto al confino da Spinelli, Ernesto Rossi e Eugenio Colorni nella prima metà del 1941. Comincerà a raggiungere altri federalisti quando Rossi e Spinelli, liberati dopo la destituzione di Mussolini (25 luglio 1943), si recano in Svizzera alla fine del 1943 per diffondere le idee del Movimento federalista europeo (MFE) creato durante una riunione clandestina a Milano il 27 e 28 luglio 1943. In Svizzera, incontrano altri esponenti del federalismo: francesi, tedeschi, polacchi, olandesi, jugoslavi, danesi, norvegesi, ecc. Nel maggio 1944, creano a Ginevra un “Centro d’azione per la Federazione europea”. L’attivismo e la collaborazione di questi pochi uomini e donne conduce alla “Dichiarazione delle Resistenze europee” e alla sua diffusione a tutti i movimenti di resistenza. In Francia, il Comitato francese per la Federazione europea (CFFE), sotto la direzione dello scrittore e resistente francese Albert Camus, pubblica una dichiarazione a favore del federalismo europeo nel giugno 1944, prima di provare ad integrare altri movimenti e trasformarsi in un Comitato internazionale per la Federazione europea (CIFE). In tutta Europa, anche nei paesi sotto dominio dell’URSS, piccoli movimenti e partiti federalisti proliferano. Questa dispersione nuoce all’efficienza del messaggio federalista soprattutto perché la fine della guerra cambia la situazione politica. Molti membri si affiliano ai vari partiti politici e al loro gioco di potere.
Il dopoguerra (1945-1954)
La forza dei modelli di pensiero dominante e le vecchie abitudini di lotta politica si scontrano con l’approccio di tipo rivoluzionario voluto dalle correnti maggioritarie dei federalisti. Esse incontrano l’opposizione sorda delle istituzioni che stanno combattendo e che credevano in via d’estinzione. La “cortina di ferro”, la guerra fredda, le necessità della ricostruzione impossibile senza l’aiuto americano, il piano Marshall, spingono i federalisti, che volevano diffondere un messaggio apolitico indipendente, a cambiare strategia. L’anticomunismo diventa il collante più efficace della loro causa e l’approccio militante ne sarà il supporto. Ovviamente, questo sviluppo spiega i sospetti di dipendenza dagli Stati Uniti espressi contro coloro che difendono l’Europa, tanto più che, in cambio del loro aiuto, gli USA chiedono con grande insistenza l’unificazione dell’Europa. E, di fatto, obbligheranno i paesi europei a creare l’Organizzazione europea per la cooperazione economica (OECE), per garantire la distribuzione dei fondi del Piano Marshall e supporteranno gli sforzi dei federalisti nella creazione del Consiglio d’Europa.
Intanto, i federalisti ricevono un inatteso supporto da parte di Winston Churchill. Il 19 settembre 1945a Zurigo pronuncia un famoso discorso, nel quale afferma: “bisogna costruire una sorta di Stati Uniti dell’Europa” sotto l’egida della Francia e la Germania. Nonostante il suo grande successo presso i federalisti, Churchill non ha nessuna intenzione di vedere il Regno Unito partecipare a una tale unione politica. Affermava da molti anni:“Noi siamo con l’Europa ma non ne facciamo parte («we are with Europe, but not of it»). Due anni più tardi, è nominato presidente d’onore del Congresso degli europeisti dell’Aia (1948). I dibattiti tra i sostenitori di un’unione puramente economica – gli unionisti – e quegli favorevoli a un’unione politica – i federalisti – sono molto accesi. La posizione di Churchill a favore degli unionisti porterà alla scissione.
Tuttavia, la popolarità delle idee federaliste spinge dodici movimenti da sette paesi, tra cui il CIFE di Camus e il MFE di Spinelli, a creare una struttura operativa più ampia: l’Unione europea dei Federalisti (UEF) nel dicembre 1946, poi a raggruppare l’insieme degli europeisti in un “Comitato internazionale di coordinamento dei movimenti a favore dell’unità europea” (CICMUE). L’obbiettivo è la preparazione di un Congresso dell’Europa che si svolgerà all’Aia nel maggio 1948. Radunerà più di 750 partecipanti di 17 paesi e vedrà la presenza di politici di alto livello come Anthony Eden, Paul Ramadier, Paul Reynaud, Harold Macmillan o François Mitterrand, oltre a due tedeschi ancora sconosciuti ma prossimi a un grande destino: Konrad Adenauer e Walter Hallstein. Tutti accettano di riunirsi in una nuova organizzazione, il Movimento Europeo Internazionale (MEI) con una struttura capillare di consigli nazionali. Il congresso fissa come obiettivo prioritario la creazione di una assemblea europea composta di parlamentari eletti nel loro paese. La riunificazione sotto l’ombrello del MEI non impedisce antagonismi e divergenze. Due grandi tendenze si opponevano: da una parte i federalisti desiderosi di costruire un insieme politico integrato dove i membri avrebbero accettato di abbandonare una parte della loro sovranità, dall’altro, gli “unionisti” (con Churchill e molti britannici) preoccupati di preservare le identità nazionali e le indipendenze, più interessati da una cooperazione economica senza struttura politica sovranazionale. Allo stesso modo, all’interno della galassia federalista esistono due tendenze principali. La prima è quella del “federalismo integrale”, basato esclusivamente su un approccio politico. La seconda è il “federalismo costituzionale” promosso particolarmente dal MFE di Spinelli. Considera la soluzione dei problemi giuridici ed istituzionali preliminare a qualsiasi altro sviluppo. I lavori del MEI e la pressione politica dei suoi membri conducono al trattato di Londra, firmato il 5 maggio 1949, atto fondatore del Consiglio d’Europa (CoE). Il suo primo successo sarà l’adozione della Convenzione europea dei diritti dell’uomo a fine 1950, simile alla convenzione dell’ONU, poi della Corte europea dei diritti dell’uomo nel 1959.
Tuttavia, i britannici hanno ottenuto che l’assemblea parlamentare avesse solo un ruolo consultivo e fosse sottomessa al consiglio dei ministri con diritto di veto. La proposta del deputato laburista MacKay di dotare il CoE di funzione limitate ma di poteri reali, votata nell’entusiasmo durante la prima sessione (agosto 1949) è trasmessa ai ministri che la rifiutano. Non se ne parlerà mai più. Allo stesso modo è seppellita la richiesta dell’assemblea, votata all’unanimità, di creare una assemblea costituzionale. Ovviamente, una tale situazione non soddisferà la parte più radicale del Movimento europeo, cioè l’UEF e il MFE. Prevedendo la necessità di fare pressione sui membri del Consiglio d’Europa, avevano deciso di creare un’Assemblea consultiva al fine di preparare un patto costituzionale. Chiamata “Consiglio europeo di sorveglianza” (CEV) è un forum di militanti, di uomini politici e di rappresentanti del settore economico, sociale e sindacalista. Si riunisce a Strasburgo vicino alla sede del Consiglio d’Europa e durante le sue assemblee plenarie. Nello stesso tempo si decide di intraprendere un’azione di grande ampiezza: lobbying politico, manifestazioni e petizione popolare a favore di un patto costituzionale. Spinelli scrive il testo di una petizione richiedendo che il CoE sia incaricato dell’unificazione europea, petizione alla quale aderiscono sia il presidente del Consiglio, Alcide De Gasperi, che il suo ministro degli Esteri, Carlo Sforza. Il Parlamento italiano l’adotta a fine 1950. La campagna popolare è lanciata in tutti i paesi, ma sarà in Italia che avrà il più grande successo. Giuseppe Patrono, resistente e federalista della prima ora, crea nel 1949 la sezione del MFE a Brindisi, anima i dibattiti in Puglia e collabora strettamente con Spinelli e con l’UEF. Tuttavia, la strada del Consiglio d’Europa, come strumento dell’evoluzione dell’Europa verso una federazione costituzionale si chiude con il veto britannico a qualsiasi modifica del suo statuto, il 13 novembre 1950.
Troppo presi dalla loro battaglia e lontani dalle numerose negoziazioni internazionali legate al piano Marshall e alla creazione del patto Atlantico, i federalisti costituzionali non avevano partecipato al lavoro di altri europeisti, più pragmatici, che, sotto la guida di Jean Monnet, elaboravano un approccio funzionalista. Monnet era convinto che “l’Europa non sarà costruita tutta in una volta o come parte di una costruzione globale: sarà costruita attraverso realizzazioni concrete che creino prima di tutto una solidarietà di fatto”. Vista l’allora importanza del carbone e dell’acciaio per l’economia europea, per la ricostruzione e per la pace, ne proponeva la messa in comune delle risorse e della produzione. L’obiettivo era quello “di aprire una breccia nel bastione della sovranità nazionale che fosse sufficientemente limitata per raccogliere il consenso e sufficientemente profonda per condurre gli Stati verso l’unità necessaria alla pace”, cioè un primo passo concreto verso una federazione, grazie alla creazione di istituzioni che disponessero di un vero potere di decisione sovranazionale. La proposizione fu presentata dal ministro degli affari esteri francesi il 9 maggio 1950, accettata dalla Germania, dall’Italia e dai paesi del Benelux (Belgio, Paesi Bassi e Lussemburgo) i quali iniziarono subito la preparazione del trattato per la Comunità europea del carbone e dell’acciaio (CECA). Firmato a Parigi il 18 aprile 1951, entrò in vigore il 23 luglio 1952. Invitati, i britannici rifiutano di partecipare. Nonostante tentativi di sabotaggio britannico, forte del successo del “piano Schuman”, il governo francese sotto la presidenza di René Pleven propose, nell’ottobre 1950, la creazione di una armata europea dipendente da istituzioni politiche dell’Europa unita. Quindi inizieranno, nel gennaio 1951, le negoziazioni per il Trattato di Comunità Europea di Difesa (CED) che sarà firmato a Parigi dai sei paesi della CECA il 27 maggio 1952.
Il piano Schuman e il piano Pleven conducono i federalisti a cambiare strategia. Vista l’impossibilità di appoggiarsi sul Consiglio d’Europa e di convincere i britannici, mantengono la loro battaglia e il loro lobbying a favore di una costituzione europea, ma scelgono la via perseguita da Monnet limitando i loro progetto ai sei paesi della Comunità. Convocano una conferenza a Lugano dal 18 al 20 aprile 1951 durante la quale 60 personalità di 11 paesi redigono un progetto di trattato costituzionale. Il ruolo di Spinelli sarà fondamentale sia nella redazione dei documenti sia nella loro promozione presso i politici e i governi. Il testo costituzionale è mandato a 4000 parlamentari e sarà firmato da 601 di loro. Tuttavia, il più grande successo di Spinelli e quello di convincere De Gasperi di introdurre nel progetto di trattato della CED delle disposizioni giuridiche aprendo la porta all’evoluzione delle comunità verso una federazione. De Gasperi riuscì a far inserire, in accordo con francesi e tedeschi, l’articolo 38 nel trattato CED. Quest’ultimo affidava all’Assemblea della CECA dalla sua entrata in funzione, nel settembre 1952, il compito di redigere il testo di una Costituzione europea. Fu perciò creata una Commissione costituzionale ad-hoc composta dai suoi membri più qualificati. Il testo della Costituzione europea sarà pronto nel marzo 1953. Benché la Germania e i paesi del Benelux ratificarono il Trattato CED, un vasto fronte anti CED si sviluppò in Francia animato dai militari, dai comunisti e dal partito di De Gaulle. In Italia, la vicenda della legge elettorale maggioritaria e la fine della carriera politica di De Gasperi nell’agosto 1953 portò il suo successore, Giuseppe Pella, a sospendere la ratifica parlamentare italiana in attesa di quella francese. La forza del fronte anti-CED condusse il Parlamento francese ad accantonare il trattato il 30 agosto 1954. Questo rifiuto portò quindi al fallimento del progetto federalista di una comunità politica europea, che vi era stata associata.
Da allora, il movimento federalista proseguirà la sua battaglia, ma abbandonerà la via parlamentare fino all’elezione a suffrago universale del Parlamento europeo. Eletto parlamentare nel 1979, Spinelli insieme ad altri parlamentari federalisti fondò il Club del Coccodrillo. Il club lottava per un nuovo trattato europeo e preparò un progetto di trattato destinato ad essere una Costituzione europea, senza averne il nome. Il 14 febbraio 1984, il Parlamento europeo adottò la sua proposta a stragrande maggioranza e approvò il “Progetto di Trattato istitutivo dell’Unione europea”, il cosiddetto “Piano Spinelli”. I parlamenti nazionali, però, non lo ratificarono, marcando la disfatta dei federalisti costituzionali e la vittoria della politica pragmatica dei piccoli passi di Jean Monnet e dei federalisti funzionali.
Per approfondire:
- Bossuat, Gérard: L’Europe occidentale à l’heure américaine, 1945-1952, Editions Complexe, 1992
- Monnet, Jean: Mémoires, Librairie Arthème Fayard, 1976
- Pastorelli, Pietro: La politica estera italiana del dopoguerra, Il Mulino, 1987
- Pozzoli, Francesca (a cura di): Federalismo e Autonomia dal Settecento ai giorni nostri, Rusconi, 1997
- Spinelli, Altiero: Diario europeo, 1948-1969, Il Mulino, 1989
- Vayssière, Bertrand: Vers une Europe fédérale? Les espoirs et les actions fédéralistes au sortir de la Seconde Guerre mondiale, P. I. E Peter Lang, 2007
- Voyenne, Bernard: Histoire de l’idée européenne Petite Bibliothèque Payot, 1964